Lo scenario per l’elezione del presidente della regione è ancora totalmente aperto, il centrosinistra, complessivamente raggiunge il 19,3% delle preferenze, il M5S, al momento indipendente dalle scelte di coalizione nazionali, 22,9%. Mentre il centrodestra esprime un consenso aggregato che va ben oltre il 45,3%, Allo scenario si aggiunge il partito dell’ex sindaco di Messina che raccoglie il 6,6%. Alla voce “altro” al regionale, una dozzina di partiti minori presenti in ambito nazionale. Il dato è ovviamente suscettibile di significative variazioni anche nel breve termine, mancando in questa fase la pressione dei partiti generata dalla campagna elettorale e quella rappresentata dalle liste. I flussi attualmente rilevati sono maggiormente influenzati dalla comunicazione ed esprimono un voto d’opinione, meno condizionato dagli aspetti contingenti che si strutturano in prossimità del voto. Ovviamente il detto che “chi prima arriva meglio alloggia” rimane sempre valido. Chi infatti ha annunciato la propria candidatura ed iniziato la propria campagna elettorale gode del vantaggio della “visibilità” rispetto a candidati e partiti che non si sono espressi rispetto alla competizione per la presidenza della regione.
L’analisi dei candidati, in questa fase, deve andare necessariamente oltre i numeri del consenso di oggi tenendo in considerazione anche un potenziale definibile sulla base di alcune variabili: età, sesso, capacità relazionali e la dialettica, il carisma, aspetti solo in parte comprensibili con questo tipo di analisi in quanto essa non contempla il percepito dei cittadini. Centrodestra: Il presidente uscente allo stato attuale rimane l’unico candidato d'area. Tempi di decisione lunghi e assenza di alternative solide e credibili, nonostante il dissenso all’interno all’area verso l’attuale inquilino di Palazzo D’Orleans, permetterebbero a Musumeci di replicare quanto accaduto nel 2017, ovvero, capitalizzare un vantaggio tale da costringere gli altri leader del centrodestra a salire sul suo “carro” per non cedere il governo della regione. Miccichè gioca il suo ruolo chiave di opposizione interna ma, la sua candidatura appare al grande pubblico più tattica che reale. Minardo, potenziale candidato della lega, sconta un livello di notorietà non elevato. Il Movimento 5 Stelle non si è ancora espresso rispetto al candidato da sostenere nella corsa alla presidenza della regione. Mantiene il consenso Cancelleri perché mediaticamente esposto, membro dell’attuale governo Draghi, è candidato del Movimento alle precedenti regionali, aggrega consensi anche tra l’elettorato moderato. La candidatura di Gianrusso più legata all’anima “tradizionale” del M5S pur non essendo ufficiale gioca il suo ruolo interlocutorio nelle dinamiche interne. Centrosinistra, Fava, candidato storico alla presidenza della regione, che ha avanzato la sua candidatura con ampio anticipo, sta guadagnando consenso principalmente rispetto al potenziale candidato del PD Bartolo. Mentre la Chinnici sembra mantenere nel complesso un certo elettorato pur in una condizione di non ufficialità della sua candidatura.
Outsider dalle capacità strategiche De Luca, ufficialmente candidato, aggrega consenso popolare facendosi interprete dell’insoddisfazione di molti siciliani. Sta accumulando vantaggio al centro dello schieramento “rosicchiando” consenso ai due poli, ma soprattutto a quei partiti che non hanno ufficializzato alcuna candidatura.
Ovviamente la partita si gioca sulla capacità dei candidati e dei partiti di saper dialogare con quell’oltre 40% di indecisi e conquistare il consenso rispetto a candidati meno performanti in termini di programma, capacità personali e doti comunicative, aspetti essenziali per la politica di oggi.
Nota metodologia: Sicilia
6 fasce d’età 18- 64+
Nota metodologia: Italia