Immaginando scenari futuri a proposito di reddito e consumi, mi vengono in mente le code alla mense per gli indigenti di varie organizzazioni in un mondo occidentale e per così dire ricco. Code che ho visto soprattutto nelle città più grandi, con tanti insospettabili, e che 10-15 anni fa non esistevano. Me ne da conferma TV7 di venerdì sera, quando sento che a Torino 10 anni fa una mensa erogava tra i 700 e gli 800 pasti mese ed oggi ne eroga ben 12.000. La Sicilia non è immune dalla povertà crescente, che anche i dati lasciano intravedere, va però valutata la situazione contestuale nella quale le reti di protezione sociale sono più efficienti che al Nord.
Cerco quindi di interpretare i dati con atteggiamento critico costruttivo, offrendo una visione generale. Molti immaginano nel proprio futuro un reddito in crescita più o meno marcata, oltre un terzo, così come circa un quarto, immagina il proprio reddito invariato a 10 anni. Destano particolarmente la mia attenzione coloro i quali immaginano il loro reddito in diminuzione, rappresentando oltre un quarto del campione. La percentuale dei “non avrò reddito” è cumulata tra le diverse forme di reddito, incluso quello derivato dalle varie forme di risparmio, tra questi però un 5% dichiara che non avrà reddito da lavoro.
Per quanto riguarda i consumi mi sono focalizzato per semplicità sulle tre principali voci di spesa, aggregando le più importanti e demandando al rapporto completo il dettaglio.
I consumi alimentari sono tendenzialmente beni a domanda inelastica e per definizione non ci si immagina un futuro con meno cibo, anche solo per allontanare un cattivo presagio. Ma la riduzione potrebbe anche essere dettata da una visione dei consumi alimentari più salutistica, stagionale, a chilometro zero e quindi anche meno costosa.
I trasporti si accingono a cambiamenti epocali nei quali si affermerà in modo netto l’elettrico rispetto all’endotermico, sia per il trasporto pubblico che per quello privato che si consoliderà per una migliore gestione, soprattutto nelle aree urbane. Riduzione e crescita sono anche in questo caso bivalenti, in quanto se per certi versi immagino veicoli più costosi, dall’altro lo spostamento in se risulterà meno caro.
La casa ha da sempre rappresentato un’importante voce di spesa dei Siciliani, i maggiori investimenti saranno rappresentati dai costi per i servizi pubblici e privati, collegati alla gestione dell’immobile. La decrescita potrebbe essere costituita tendenzialmente dall’abbassamento del valore di acquisto e di affitto del bene, oltre che dalla minore disponibilità di risorse economiche da destinare all’immobile.